Caldo e umidità aumentano il rischio di cistite, soprattutto nelle donne. Le strategie efficaci per prevenirla.
L’arrivo della bella stagione può portare con sé un incremento dell’incidenza della cistite, una infiammazione delle basse vie urinarie
causata solitamente da un’infezione batterica. Questa tendenza
può essere dovuta a fattori che possono facilitare la proliferazione
dei batteri, come l’aumento della temperatura e dell’umidità e
la maggiore sudorazione, spesso non compensata da una sufficiente idratazione, con conseguente minore produzione di urina.
Un quadro
Tra le infezioni alle basse vie urinarie, la cistite acuta non complicata è la più frequente e colpisce in particolare le donne; generalmente
dopo un primo episodio, circa il 20% delle donne giovani sessualmente attive manifesta successive infezioni, il 25-50% delle quali si verificano entro un anno. Si parla di cistite dovuta a recidiva o a reinfezione a seconda di quando si ripresentano le ricadute,
rispettivamente entro oppure a distanza di più di 2 settimane. Le reinfezioni rappresentano la causa più comune di cistite ricorrente. Sebbene spesso non rappresenti una condizione grave, la sintomatologia può essere fastidiosa e impattare sulla qualità della vita. Bruciore durante la minzione, stimolo ad urinare frequentemente e con urgenza, sensazione di non aver svuotato la vescica, urina torbida e maleodorante, sensazione di pesantezza o dolore nel basso ventre sono i sintomi caratteristici di questa condizione. A volte nei casi più gravi, si possono osservare
anche febbre e/o sangue nelle urine. Solitamente la causa scatenante è un’infezione da Escherichia coli, un batterio che fa parte del normale microbiota intestinale ma che, in determinate condizioni,
può diventare patogeno, specialmente se entra in contatto
con ambienti in cui può facilmente replicarsi. Le donne sono
più soggette a episodi di cistite proprio per motivi anatomici: la
brevità dell’uretra (il condotto che collega la vescica all’esterno) e la
sua vicinanza con la vagina e l’ano facilitano la risalita dei batteri
dall’apparato genitale o intestinale lungo l’uretra, con successiva
colonizzazione della vescica. Altri fattori che ne possono facilitare
l’insorgenza sono una igiene intima non corretta (ad esempio,
pulirsi da dietro in avanti dopo la defecazione o utilizzare un detergente intimo aggressivo e/o a base di antisettici), la presenza
di catetere urinario, l’utilizzo del diaframma come metodo contraccettivo oppure avere rapporti sessuali frequenti e promiscui.
Diagnosi e trattamento
Generalmente la diagnosi viene effettuata sulla base della sintomatologia riferita in base alla quale il medico, considerando anche la storia clinica, può stabilire la terapia da effettuare. In alcuni
casi, potrebbero essere richiesti l’urinocoltura, una indagine microbiologica che consente di rilevare l’eventuale presenza di germi
responsabili di infezioni nelle urine, e l’antibiogramma, ovvero
la caratterizzazione dei batteri presenti in modo da stabilirne la
sensibilità agli antibiotici per impostare la terapia corretta. Per
effettuare l’urinocoltura è sufficiente raccogliere la prima urina
del mattino in un apposito contenitore sterile, eliminando il primo
e l’ultimo getto e facendo attenzione a non toccare l’interno e i
bordi del contenitore. Per evitare qualsiasi tipo di contaminazione,
è consigliabile raccogliere il campione dopo aver lavato
le mani e i genitali esterni, avendo cura di allontanare completamente la schiuma.
Per il trattamento delle cistiti acute il medico ha a disposizione diversi tipi di antibiotici; tra i più utilizzati si ricordano la fosfomicina,
la nitrofurantoina o i chinolonici. Senza necessità di ricetta, in
farmacia sono disponibili integratori tradizionalmente
utilizzati per sintomatologie lievi o per prevenzione.
Il rimedio naturale più conosciuto è il mirtillo rosso (o cranberry),
la cui efficacia sembra essere attribuita all’azione di molecole
antiossidanti, dette proantocianidine, che impediscono l’adesione
dell’E. coli alle pareti della vescica, favorendone l’eliminazione. Una
revisione recente degli studi ha dimostrato che succo e integratori a
base di mirtillo rosso sono in grado di ridurre il rischio di infezioni urinarie sintomatiche ricorrenti.
Nonostante la valutazione complessivamente positiva, è bene
tenere presente che sono necessari ulteriori studi per confermare questi risultati. Nonostante gli eventi avversi siano rari, il cranberry non deve essere assunto da chi è in terapia con farmaci anticoagulanti.