Assumere i farmaci seguendo le prescrizioni del medico è fondamentale per la salute. Il farmacista può aiutare i pazienti a migliorare l’aderenza ottenendo così i benefici della cura.
Assumere un farmaco secondo la prescrizione medica
sembra un gesto semplice e scontato, ma non lo è. Sempre più
frequentemente i pazienti iniziano una terapia e, col passare del tempo, la trascurano, la modificano o la interrompono.
Questo fenomeno è chiamato non-aderenza terapeutica
e rappresenta un problema di sanità pubblica spesso sottovalutato.
Una sfida comune
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce “aderenza”
come il grado con il quale il comportamento di un soggetto corrisponde a quanto concordato con l’operatore sanitario. Questo comprende l’assunzione dei farmaci secondo tempi e dosaggi prescritti ma anche l’adozione di comportamenti consigliati, quali seguire una dieta bilanciata, fare regolare esercizio fisico ed eseguire controlli periodici. Nei paesi industrializzati mediamente solo il 50% dei pazienti con malattie croniche segue correttamente le terapie, dato ancora più basso nei paesi in via di sviluppo. In Italia, l’aderenza
dipende dal tipo di malattia e dal farmaco: è maggiore per patologie
cardiovascolari, minore per disturbi respiratori o metabolici e mediamente solo 1 paziente su 2 mantiene la terapia iniziata a distanza di un anno.
Smettere di prendere i farmaci troppo presto o prenderli in modo
scorretto può causare un peggioramento della malattia, ridurre l’efficacia della terapia e causare complicanze. Ad esempio, se chi
ha la pressione alta smette di curarsi può andare incontro a ictus,
chi soffre di asma e non usa correttamente l’inalatore può sviluppare
crisi respiratorie oppure una persona con diabete che dimentica
l’insulina rischia gravi scompensi e complicanze. Si riduce quindi la qualità della vita, oltre a registrare un aumento del numero
di visite mediche, esami, accessi al pronto soccorso e ricoveri, con un
incremento notevole dei costi a carico del SSN.
Le cause
Per molto tempo la responsabilità della non-aderenza è stata attribuita esclusivamente al paziente, ma la realtà è ben diversa. Secondo l’OMS entra in gioco una combinazione di fattori, che possono essere legati al paziente, al farmaco e al contesto assistenziale.