Vaccinazione contro il Papillomavirus (HPV)

Perché è importante? 

L’infezione da Papillomavirusv (HPV) è la più comune infezione trasmessa per via sessuale, anche attraverso rapporti non completi, con una persona portatrice del virus. L’uso del preservativo riduce, ma non impedisce, la trasmissione in quanto il virus può essere presente anche in zone della pelle non protette dal preservativo.

Il rischio di contrarre l’infezione comincia col primo contatto sessuale e si stima che fino all’80% delle donne sessualmente attive si infetti nel corso della vita.

Nella maggior parte delle persone l’infezione da HPV è asintomatica e transitoria: il 60-90% guarisce spontaneamente entro 1-2 anni dal contagio in quanto il virus viene eliminato dal sistema immunitario prima di sviluppare la malattia. È possibile, tuttavia, infettarsi e guarire più volte nel corso della vita. Nel 10% dei casi l’infezione diventa persistente e in una piccola percentuale di questi casi si ha una progressione verso forme tumorali, la più frequente delle quali è il tumore del collo dell’utero.  Fortunatamente questo processo di formazione del tumore è molto lento: possono passare anche 20 anni tra l’infezione e la comparsa della malattia. Questo ha permesso la realizzazione di programmi di screening che consentono la diagnosi precoce della lesione pretumorale o tumorale con conseguente intervento terapeutico.

Si tratta inoltre del primo tumore ad essere riconosciuto dall’OMS come totalmente riconducibile a un’infezione e questo consente di adottare una strategia preventiva non utilizzabile per nessun altro tumore: la vaccinazione.

Per garantire la massima efficacia della vaccinazione, l’OMS raccomanda di immunizzare ragazze e ragazzi prima di un possibile contagio (cioè quando non hanno ancora avuto rapporti sessuali), indicando l’età tra i 9 e i 13 anni come periodo migliore per la somministrazione. Indipendentemente dall’inizio della vita sessuale, il vaccino è comunque più efficace se somministrato nei soggetti più giovani. In Italia, infatti, la vaccinazione viene offerta gratuitamente a ragazze e ragazzi di 12 anni.

Nelle persone adulte mantiene una buona efficacia preventiva, che però diminuisce col passare degli anni. Il ciclo vaccinale prevede due o tre dosi distanziate a seconda dell’età e del vaccino somministrato e non è previsto alcun richiamo dopo il ciclo di base.

I vaccini anti-HPV disponibili sono molto sicuri. Gli effetti indesiderati sono di modesta entità e di breve durata: rossore, dolore, gonfiore e prurito nel punto dove viene inoculato il vaccino; possono comparire anche febbre, mal di testa, dolori muscolari e articolari.

La vaccinazione anti-HPV non è raccomandata in gravidanza perché le informazioni in questo periodo sono ancora limitate; tuttavia, i dati relativi a donne inconsapevoli del loro status di gravidanza al momento della vaccinazione sono in crescita e rassicuranti.

È importante tuttavia sottolineare che, nonostante l’efficacia protettiva dei vaccini disponibili sia molto alta, la protezione non è totale. La vaccinazione non sostituisce quindi l’abituale screening del collo dell’utero. Perciò le donne a partire dai 25 anni di età, devono comunque effettuare il Pap-test, o il test HPV secondo le indicazioni dello screening nazionale. Nei Paesi che attuano correttamente lo screening mediante Pap-test o HPV test l’incidenza dei tumori del collo dell’utero si è ridotta in modo evidente.

Sono passati quasi 15 anni da quando questo vaccino è disponibile ma, purtroppo, la copertura vaccinale media per HPV nelle ragazze e nei ragazzi è ancora oggi al di sotto della soglia ottimale prevista. Il raggiungimento di alte coperture vaccinali permetterebbe di sfruttare a pieno le potenzialità di questa vaccinazione, che rappresenta uno strumento prezioso per la prevenzione primaria del tumore del collo dell’utero e per la riduzione di altre patologie HPV-correlate sia nelle donne che negli uomini. 

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